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sabato 17 maggio 2014

Recensione - La Principessa Mononoke

Uno stupendo fotogramma di San con il suo lupo
Salve a tutti, oggi si parla di un classico di animazione giapponese del maestro Miyazaki, ovvero "La Principessa Mononoke", ma ne parlerò in maniera un po' particolare: voglio provare a non dire alcunché della trama, mentre parlerò solo della regia, della traduzione e dei significati, sperando di incuriosirvi per spronarvi a vedere quello che è uno dei film di animazione più visti in Giappone.

Colori: Miyazaki è il maestro supremo del colore in animazione e in questa sua opera non delude: il bosco, gli animali, l'acqua stessa sono semplicemente perfetti. Infatti le immagini risultano cariche di forza in virtù anche dei contrasti con gli sfondi maniacalmente accurati, esattamente come nel Castello errante di Howl o nei toni cupi di Porco Rosso.

Significati: La principessa Mononoke è una creatura carica di rabbia, di violenza animalesca e ferale che odia l'umanità, così come gli animali della Foresta, che hanno imparato a temere l'uomo. L'umanità è presentata come cinica e senza scrupoli, priva di ogni rispetto verso la natura, ma non cattiva. Le persone non sono necessariamente cattive, anzi, spesso agiscono per il bene della loro comunità, solo che sono meravigliosamente umane, con debolezze e pregi; inoltre non considerano la Foresta come un tesoro ma solo come una risorsa da sfruttare. La padrona stessa della Città di Ferro, tale Eboshi Gozen (Signora Eboshi), fa di tutto per preservare i suoi cittadini, in quanto per lei sono "membri" della stessa specie.
La paura, il conflitto, il dolore e la rabbia permeano tutti i protagonisti della vicenda, il "male" si annida dentro ogni uomo, anche nell'apparentemente inappuntabile principe Ashitaka che, solo dopo una lunga serie di vicissitudi vissute a fianco di San (La Principessa Mononoke), riuscirà a dominare la sua parte più oscura.
La signora Eboshi, umanissimo personaggio dell'opera
Il messaggio che Miyazaki vuole trasmettere è che ogni essere vivente ha la propria dignità e deve lottare per essa, ma nel rispetto delle leggi della natura e del rispetto degli altri. Possiamo in questo cogliere molte problematiche della società moderna orientale, dal sovraffolamento estremo, alla disumanizzazione della persona, all'importanza di non considerare la natura come una risorsa da sfruttare e a non seguire le superstizioni e le dicerie popolari, quanto piuttosto a ragionare con la propria testa.


Traduzione: La traduzione è bella e rende bene l'idea dell'importanza e dell'epicità del racconto, ma ritengo forse che un linguaggio più diretto talvolta potrebbe essere stato più calzante: spesso anche i popolani tendono a parlare in maniera sin troppo raffinata.
Il Dio Bestia, entità della foresta dagli enormi poteri
Una mezza questione ci può essere sul "Dio Cervo" tradotto con "Dio Bestia" che non solo tende a suscitare le risate nelle sale, ma che comunque dà da pensare. Ne ho parlato con un mio amico più esperto di me ed effettivamente abbiamo convenuto che "Dio Bestia" sia un'ottima traduzione per la divinità-bestia-delle bestie e quindi, nulla da dire di negativo in merito, anche se il problema delle risate in sala rimane.




Che dirvi di più?
Nulla, perchè come ho detto non voglio parlarvi della trama ^^

Buona visione,

-Imrik-

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